La villa Romana del Tellaro Noto Antica Eloro I Santuari Castelluccio Vendicari
Dal centro storico di Noto si procede verso la zona collinare
di San Corrado fuori le mura, superato lo stupendo santuario
della Madonna della Scala, a circa tre chilometri si ammirano il monte
Alveria e le possenti mura cinquecentesche di Noto Antica. Il
primo insediamento umano si fa risalire alla cultura
castellucciana, ossia all'Età del Bronzo Antico
(XVIII - XV sec. a.C.). Dalla stradina, prima di arrivare al
piccolo ponte sul torrente Salitello, si può ammirare la
necropoli sicula appartenente, secondo il Bernabò Brea,
al quarto periodo (730 - 650 a.C.), chiamato del Finocchito,
caratterizzato da tombe scavate nella roccia a cameretta e
con cuscino lapideo per un rito che prevedeva la deposizione
di un corpo per singola tomba o al massimo di tre corpi. Sempre
lungo il banco roccioso di destra, prima di arrivare alla porta della
Montagna, si possono visitare la Grotta del Carciofo, catacomba
ebraica che riporta il candelabro a sette bracci, e l'ampia Grotta
dalle Cento Bocche, catacomba bizantina. Varcata la Porta d'entrata
dell'antica Noto, a sinistra si apre un grande ambiente incorporato
dalle mura, che era la Sala d'Armi con le scuderie, a destra si
eleva il Castello con la Torre Maestra voluta nel 1431 dal Duca
di Noto Don Pietro d'Aragona, feudatario della Città e fratello
del Re Alfonso V il Magnanimo. Sotto il castello si può
visitare una catacomba cristiano-bizantina con arcosoli, scavata
nella roccia (VI - VII secolo); subito dopo, sempre a destra,
si trova una tomba greco-classica, scavata sotto il Castello.
Al culmine della salita si può ammirare la Valle del Carosello,
dove nasce l'Asinaro, e sotto la montagna vi sono le Concerie
delle pelli scavate dagli Arabi. Lungo la strada, a sinistra si
apre il sito dell'Ospedale di S. Martino, più conosciuto come
Ospedale di S. Maria di Loreto, collegato ad una struttura scavata
nella roccia, forse un Oratorio. Procedendo ancora nel nostro
viaggio dentro la Noto Antica, si arriva al palazzo dei baroni
di Belludia con i suoi vari ambienti, sulla destra, mentre a
sinistra, di fronte si scorgono i pilastri della Chiesa gesuitica
con i ruderi del Collegio, voluto dal barone di Buxello Don Carlo
Giavanti, filantropo.
E' una bella passeggiata quella che ci conduce alla Piazza Maggiore,
il cuore della città nel Cinquecento, sito abbellito da
artistiche fontane, e in particolare da quella con la statua del
Laocoonte, opera pregevole dell'architetto netino Don Giovanni
Manuella, disegnatore dell'Arca argentea di S. Corrado. A destra
si trova un altarino con edicola realizzato a ricordo dell'Antica
Città. Dalla Piazza Maggiore si gira a sinistra ed in seguito
sempre a sinistra, percorrendo circa 270 metri, si arriva al
Ginnasio ellenistico-jeroniano (III sec. a.C.), dove i giovani
netini si esercitavano nelle attivitą ginniche: la struttura era
stata, in parte, scavata nella roccia e in parte completata in
muratura. L'architrave del Ginnasio riportava la dedica al re
siracusano Ierone II e fu rinvenuta e censita dallo studioso
tedesco Georg Kaibel, epigrafista, fu asportata nel 1894 a cura
del Comune di Noto, ed è esposta nel Museo Civico. Il visitatore,
sulla sua destra in basso, troverà le ultime assise delle
mura megalitiche ellenistiche, portate alla luce dall'archeologo
netino Vincenzo La Rosa, nel 1972. Nell'area sud-orientale del
monte, negli Orti del Carmine, si possono visitare due grandi
ambienti scavati nella roccia nel III sec. a.C. ed utilizzati
come Heroa, un culto orientale degli eroi domestici, e rilevabile
nelle nicchie scavate nella roccia ad edicole e coperte con le
"pirakes", tavolette votive, in marmo scolpito o in legno dipinto,
studiate dal prof. Gioacchino Santocono Russo.
Ritornando nella Piazza Maggiore, si prosegue diritto fino
all'Eremo di S. Maria della Provvidenza (1723), dal quale
si può ammirare la Valle del Durbo o dei Platani.
La chiesa è piccola, graziosa e a navata unica.